No, non con il blog, ché qui non mi sento di garantire nulla.
Spegni, riaccendi, avvia un defrag. Andrà tutto bene.
Non è comunque il mio primo riavvio.
Cado, mi rialzo. Un po' ammaccata, un po' stropicciata nell'orgoglio, le emozioni più che arruffate, mi rialzo ancora e ancora con quell'aria apologetica e imbarazzata. Il sorriso esagerato di finta nonchalance. Come ogni volta che inciampo, e mi affretto a rassicurare gli astanti ("sto bene! sto bene! fatta nulla!") che è un incidente di nessun conto, che possono tirare dritto con le loro vite senza pensarci una seconda volta.
E quindi si diceva -- mentre attendo che il lungo defrag sia completato, mi metto in modalità sopravvivenza.
[Survival mode: ON]
Quella meravigliosa configurazione in cui sei assorbito dallo sforzo di concentrazione necessario a mettere un piede davanti all'altro e respirare in modo lento, regolare. Una bestiolina che arriva stanca e felice a fine giornata. Che vive esclusivamente di quello che ha intorno momento per momento, e si concentra su un problema per volta.Intanto gli strappi, pian piano, si cicatrizzano. Basta lasciarli stare, non tirare il tessuto circostante né giocare a far saltar via la crosta.
Niente di nuovo.
Fuori c'è un sole stupendo, ma sarà la pioggia di stanotte a battezzare l'ennesimo, faticoso, desiderato tentativo di rinascita.