29 maggio 2016

No snowflakes

Non sei ciò che mangi.
Non sei le cose che possiedi, né le persone che frequenti.
Non sei ciò che leggi, né ciò che dici.
Non sei le tue esperienze passate, e non sei le tue scelte future.
Non sei le tue debolezze, ma non sei nemmeno ciò che sai fare.
Non sei la tua scala di valori, non sei la portata dei tuoi sogni.

Sei un agglomerato di significati soggetto a un'evoluzione di tale fluida rapidità, da rendere irrilevante qualunque tentativo di definizione.
Sei tutto ciò che c'è, in una qualunque delle sue infinite configurazioni possibili.
Riesci a mettere tutto in prospettiva?


26 maggio 2016

Religion, revisited (ovvero: Che famo? Ndo annamo? Ma semo felici?)

"[...] tutti gli uomini sono [...] dotati di certi inalienabili diritti, [...] tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità [...]"
Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America (1776) 
"La religione precede sempre la filosofia, nella storia dell'umanità come nella storia dei singoli individui. L'uomo sposta il suo essere fuori da sé, prima di trovarlo in sé. [...] La religione è l'infanzia dell'umanità."
Ludwig Feuerbach, L'essenza del cristianesimo (1841)

Questo post non ha nessuna pretesa di essere esaustivo o completo in qualsivoglia maniera (da qualunque angolo tu lo guardi, no, non lo è e non ci vuole nemmeno provare).
Inoltre, questo post non tratterà di religioni (mi rendo conto che l'incipit possa risultare ingannevole), o perlomeno non entrerà nel merito di alcuna religione in particolare.

Questo è un (relativamente breve) post sul Senso della Vita.
(Bisogna sempre mirare alto con i claim; così mi sembra già piuttosto in alto.)

Se non hai alzato gli occhi al cielo (a proposito...) e cliccato sulla X per chiudere la pagina (ma se avevi gli occhi al cielo..? che mira hai?), ciao Lettore Coraggioso (o Indicibilmente Annoiato).
Parliamone.

Del fatto che non fosse Dio (un dio? una dea? degli dei? sostituisci a piacere) ad aver creato l'uomo, ma l'uomo ad aver creato Dio, ero arrivata a convincermi tempo addietro. Se stai leggendo, forse un pensierino ce l'hai fatto anche tu.
Da brava cialtrona che non ha nemmeno letto per intero le opere che cita (...altrimenti sarei qui a scrivere su Blogger?), non ho fatto ricerche esaurienti in tema ma ho l'impressione che uno dei principali bisogni a cui risponde la creazione di un Creatore (pun actually intended) e della relativa religione di contorno sia la necessità di poter sperare, prima o poi, di essere felici. L'ho messa giù un po' sbrigativa, ma il concetto di fondo c'è.

E dunque oggi, facendo le scale di casa, ho maturato una sorta di pensiero al riguardo (insomma, è stata un'elevazione sia fisica sia spirituale -- sono in effetti molti piani). Cercherò di mettere in fila le parole nel modo meno raffazzonato possibile. Sii comprensivo/a.

Del quando essere felici

La maggior parte delle religioni promette un posto/tempo, al di fuori dell'esperienza del reale, in cui si realizza la più completa felicità, o assenza di sofferenza. E qui sta la speranza dell'uomo di essere (prima o poi) felice. Noterai che tra "uomo" e "felice" continua a frapporsi un "prima o poi". Non è lì per generazione spontanea. Ce lo mettiamo noi.
Ce lo mettiamo a causa della convinzione di non poter essere felici ora. Tipo qui, proprio adesso (che tu sia seduto sul cesso o svaccato sul divano, o ciondolante nella metro). Ci sembra sempre che debba esserci qualcosa/qualcuno che...
   Opzione A: ...piomberà nella nostra vita a farci felici. Così facendo, è come se urlassimo continuamente "Next!", presi dalla smania di vedere se arriverà qualcosa/qualcuno di veramente figo. Ignorando cosa c'è ora. Ma a forza di scrutare l'orizzonte, non hai poi la più pallida idea di dove tu sei.
   Opzione B: ...ci ha fatto stare bene in passato, ma ora purtroppo non c'è più, ed è tanto più piacevole macerarsi nel ricordo, in un continuo replay di scene consumate nella propria testa. Le cosiddette seghe mentali, tristi o esaltanti, ma sempre una fugace soddisfazione della mente. Ma.. tu guideresti girato indietro? Nel migliore dei casi (ma se proprio ti va di culo) sei fermo perché, rapito dalle tue fantasie, hai anche dimenticato di inserire la chiave. E comunque, non hai la più pallida idea di dove sei e dove stai andando.

Del come essere felici

Questa è probabilmente una sezione al contempo più utile e meno interessante della precedente.
Perché sia più utile, si capisce da sé (no?).
Tuttavia, la maggior parte delle persone ha sviluppato nel tempo una propria idea di come essere felice. E siccome non sono detentrice di Verità Assoluta (..perché, esiste?), potrebbe sembrare che questa sezione non rivesta interesse alcuno. Ma tant'è. Io la scrivo lo stesso. Poi fai tu.

L'invito a distaccarsi dalle cose materiali e la condanna di certi comportamenti di attaccamento morboso (alla pecunia, al sesso, all'immagine di sé...) sono comuni a varie religioni. Ma al di là della dimensione morale ed etica, non occorre grande spirito di osservazione per notare che l'attaccamento (e quindi l'estensione della propria identità) a cose/persone al di fuori di sé genera invariabilmente infelicità. Funziona così: più è esteso (ipertrofico) il tuo io (e comprende cose irrinunciabili come la tua macchina, il tuo lavoro, il tuo partner, il tuo iPhone "che guai a chi te li tocca"), più diventa un bersaglio facile da colpire. Vai a toccare l'identità di una persona (o quella che crede essere la sua identità), e la farai soffrire. Dunque ciò che sul momento dà piacere, nel medio-lungo termine porta assuefazione, dipendenza, aspettative. Insomma, sofferenza.
Coltivare un sano distacco (non superiorità, non indifferenza, non schifo, ma neutro e leggero distacco) libera da questi circoli viziosi. Ecco, e qui entra in gioco la libertà. Non starò ad approfondire il rapporto tra libertà/felicità propria e libertà/felicità altrui, e dove si ferma una per permettere l'altra, perché sarebbe una digressione troppo lunga e sono sicura che è una riflessione che avrai già fatto.

Del delegare la felicità

Libertà e felicità sono dunque alla portata di chiunque. Beh, coerentemente al contesto in cui si vive, chiaro. Ma ho buone ragioni per pensare che il mio Lettore Coraggioso (che non esito a ribattezzare Lettore Immaginario, data la aleatorietà della sua esistenza) non si trovi nel mezzo di una carestia o di una guerra civile.
Tuttavia, l'uomo sembra aver sempre avuto bisogno di delegare la propria felicità e la propria libertà a chi meglio di lui è in grado di realizzarle (ma chi, meglio di lui?). Una delle scelte più gettonate è appunto il divino, che per via di quella certa difficoltà nel raccogliere prove empiriche riguardo alla sua natura, si presta a interpretazioni di ogni genere, a seconda delle sensibilità, delle culture e delle tradizioni (e delle necessità).
E' purtroppo frustrante e infruttuoso delegare a divinità o a cose/persone/eventi passati o futuri la propria felicità e libertà. Quante attese inutili, aspettative disattese. Delusioni.
Non c'è nulla da cercare, e nessuno verrà a salvarti dalla tua vita. Basta smettere di scappare dalla realtà di questo istante per accorgersi che, proprio qui e ora, c'è già tutto. Facci caso.

Conclusioni

Dopo questo bel pippolone sui massimi sistemi, so che la domanda sorge spontanea.
- Sì. Okay. Ma quindi tu sei felice?
Perlopiù.
Quando mi ricordo di esserlo.


6 maggio 2016

Don't look back in anger

You don't have to be right.
It doesn't have to be perfect.
You regret what you did. You regret what you said.
There are things you wish you didn't do.
But guess what?
This is always going to happen.
Things looked okay when you did them the way you did.
Things sounded fine when you said them, the way you said them.
There's a time for everything.
These very words are going to sound extremely stupid sometime in the future.

But that's okay.
Forget about it.

Track #1: https://www.youtube.com/watch?v=r8OipmKFDeM
Track #2: https://www.youtube.com/watch?v=qb1boy6x1vo

3 maggio 2016

"tomorrow I don't know"

Sono uscita troppo tardi dal lavoro.
Ho preparato una sorpresa per uno sconosciuto.
Ho imboccato vie che non avevo mai percorso. Mi sono persa, finché ho trovato una strada.
Ho ballato su una canzone improbabile.
Ho spinto avanti attraverso il vento.
Ho sfiorato un incidente.
Ho sorriso nel tramonto.
Rimangono ancora un'ora e quarantaquattro minuti.
Domani si ricomincia da capo, ma tutto diverso.

Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=i9LOFXwPwC4