27 novembre 2016

The Shelter of Lonely Souls

Rest your limbs
release them in the soothing undertow
waves of shivers-
Soak your thoughts
in helplessness
stir well
and let them simmer down overnight.
Could it be that
time was made
just to ease the vertigo
of ten thousand possibilities?

Track: www.youtube.com/watch?v=-6Jkx1lOfwY


8 settembre 2016

Vite in prestito

Spesso si usa l'immagine retorica dei "capitoli" che cominciano e finiscono per indicare i grandi cambiamenti di prospettiva nella vita.
Ultimamente, ho l'impressione che nella mia le epoche si stiano avvicendando a un ritmo incalzante. Un anno fa mi sembra ormai un'altra vita. Ma anche solo quel che succedeva sì e no tre mesi fa pare la storia di un'altra persona.
La maggior parte dei ricordi recenti che ho mi danno l'estraniante sensazione di non appartenermi, come in una sorta di esperienze extracorporea che si sviluppa sull'asse temporale. Non sono la me di tre anni fa, né di un anno fa, né di tre mesi fa. E' come se fossi stata calata da un elicottero nelle storie di qualcun altro, e mi fossi immedesimata con la protagonista per il tempo del film.
Ora vedo che non ha importanza chi fossero. Non sono nessuna di loro.
Io sono quell'indefinibile denominatore comune, quella scintilla di vita strisciante e mutaforme che le ha animate tutte.


6 settembre 2016

"Does this gutchurn feel familiar?"

La cosa più difficile è cominciare. Lo sa chi inizia a strillare e scalciare a pochi secondi dalla nascita. Cominciare, o ricominciare, è dannatamente difficile.
E' risalire la china inclinata per scavalcare il muro dell'inerzia. Può trattarsi di mesi, un giorno o un minuto, ma è sempre uno sforzo mentale immondo.
Al pensiero, ogni fibra dell'organismo si rifiuta.
Timore di fallimento. Previsione di fatica. Amaro sentore di inadeguatezza.
La morsa allo stomaco.
Poi, il salto nell'acqua ghiacciata. E via, rapido e indolore, come per magia si riparte: le ombre si accorciano, e ti sembra che in fondo non ci fosse nulla di cui aver paura.

Soundtrack: www.youtube.com/watch?v=aAtlBM9iK_U



5 settembre 2016

Nostalgia

Bring me back and then fast forward.
Il viaggio continua.
Mai piaciute le traiettorie lineari...

Soundtrack:
#1 - www.youtube.com/watch?v=uTIB10eQnA0
#2 - https://www.youtube.com/watch?v=SA-v1aRvo0k
#3 - https://www.youtube.com/watch?v=u9WgtlgGAgs
#4 - https://www.youtube.com/watch?v=QXg0D1rk1EM

30 agosto 2016

Farewell, Mr. Silberman

Wilder than your queerest dreams,
a winking Mad Hatter,
a Genie of wit and wisdom--
I hope you dance your way to Neverwhere
and laugh out loud all along.

All my love


8 agosto 2016

Guarda, potrei anche destinarci il mio 5x1000

Aspetto con trepidazione il momento in cui i ricercatori di qualche prestigiosa università riveleranno le leggi fisiche che regolano quel fenomeno secondo cui
non ottieni mai quello che vuoi, se non quando smetti di volerlo.

Trattasi di fenomeno facilmente osservabile in tutti i campi dell'esperienza umana. Perdi qualcosa a cui tenevi? (mai che si perda qualcosa di cui non ti importa un beneamato. O forse succede ma, appunto, nessuno se ne accorge...) Lo cerchi per mesi. Usi tutte le strategie, quelle logiche (ripercorri i tuoi passi, setacci casa tua e altrui) e meno logiche (ti chiedi dove ti nasconderesti se fossi un oggetto smarrito, fingi di scoraggiarti e rinunciare e poi posi con nonchalance lo sguardo in un punto a caso, sperando che -- in un meraviglioso coup de théâtre --  si trovi proprio lì, dove non avevi pensato di guardare). Ma nulla. Passa il tempo, si consuma il lutto, te ne dimentichi. Lo ricompri. Tempo una settimana e ritrovi quello che avevi perso. Naturalmente.

Ma in fondo l'abbiamo tutti sempre saputo. Quelle tragicomiche situazioni da Sogno di una notte di mezz'estate, dove lei ama lui ma lui ama l'altra, che naturalmente a sua volta ama un altro (e quando finalmente lui si accorge di lei, ormai è troppo tardi perché già rincorre un altro -- sempre se non è diventata lesbica), sono la norma.

Oppure guarda Charlie Brown. Ti impegni, ti impegni al massimo, e poi arriva un dannato albero mangia-aquiloni a mandare all'aria mesi di lavoro.

E allora viene da dire, Ma sai che c'è? Fanculo. Gli eventi facciano un po' come pare a loro. Non mi importa.
Affatto.
Comunque vada, son contento così. Mi cambia mica niente.
Ma poi con la coda dell'occhio controlli se per caso la scenata ha sortito qualche effetto. Naturalmente no.
Perché non sono un fisico, ma una cosa mi è chiara: ci devi credere davvero. Deve smettere di interessarti sul serio. Se no gli eventi se ne accorgono. Lo vedono, che li osservi. Come a un-due-tre stella. Tu aspetti, e non vola una mosca. Può andare avanti così per un tempo indefinito. Finché -- se non sei un ossessionato nevrotico -- prima o poi ti passa, perché prima o poi passa tutto, e smetti di pensarci. E non te ne accorgi perché, appunto, non ci pensi più.
E lì succede la magia.
Ottieni quel che volevi, spesso amplificato a un livello che prima mai ti saresti sognato fosse possibile che capitasse a te. Te l'avessero raccontato, quel che avresti avuto, ti saresti messo a ridere forte. O saresti svenuto. O entrambe contemporaneamente. Il fatto è che ora non te ne fai proprio nulla. L'utilità/desiderabilità del successo è inversamente proporzionale alla sua probabilità di realizzazione.
E quindi nulla, attendo ragguagli. Attendendo -- ça va sans dire -- invano.


29 luglio 2016

Enjoy the silence

Aspetta--
Non dire ancora nulla.
Gusta quell'attimo di indeterminatezza
prima che si aprano le danze
della nostra prossima conversazione.
Cerca di ritardare
il più possibile,
trattieni il fiato.
Resisti e osserva quell'impulso
quell'urgenza
di dare esito
a questa situazione.
Non far collassare la funzione d'onda, non ancora.
E' una sensazione
come di solletico appena prima di uno starnuto,
come di attesa della tempesta,
come un nome sulla punta della lingua.
E' un'incerta trepidazione,
il respiro sottile tra un istante e il successivo.

Voglio infiltrarmi
nel tuo sublime castello di parole
e provocare un black out.
Solo un palpito sospeso
in cui nessuno vede,
nessuno sa,
nessuno è.

Ecco.

Non temere, ora riprendono le trasmissioni,
i soliti dialoghi d'intralcio.





26 giugno 2016

Tutto, qui

Il sole tramonta, mentre un temporale estivo massaggia la dormiente distesa dell'oceano. Nulla importa, mentre l'umidità satura l'aria densa di odori. Potrebbe essere ovunque, in qualunque tempo. Potrebbe non essere mai. Nessun pensiero, nessun programma, solo vita, e l'intenso piacere di far parte di questo istante.

7 giugno 2016

Hail the goer

Guarda lontano
e se necessario
parti e non voltarti
vento in faccia
parti e non tornare
ma non smettere di fare
quel che ti fa sorridere così.


29 maggio 2016

No snowflakes

Non sei ciò che mangi.
Non sei le cose che possiedi, né le persone che frequenti.
Non sei ciò che leggi, né ciò che dici.
Non sei le tue esperienze passate, e non sei le tue scelte future.
Non sei le tue debolezze, ma non sei nemmeno ciò che sai fare.
Non sei la tua scala di valori, non sei la portata dei tuoi sogni.

Sei un agglomerato di significati soggetto a un'evoluzione di tale fluida rapidità, da rendere irrilevante qualunque tentativo di definizione.
Sei tutto ciò che c'è, in una qualunque delle sue infinite configurazioni possibili.
Riesci a mettere tutto in prospettiva?


26 maggio 2016

Religion, revisited (ovvero: Che famo? Ndo annamo? Ma semo felici?)

"[...] tutti gli uomini sono [...] dotati di certi inalienabili diritti, [...] tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità [...]"
Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America (1776) 
"La religione precede sempre la filosofia, nella storia dell'umanità come nella storia dei singoli individui. L'uomo sposta il suo essere fuori da sé, prima di trovarlo in sé. [...] La religione è l'infanzia dell'umanità."
Ludwig Feuerbach, L'essenza del cristianesimo (1841)

Questo post non ha nessuna pretesa di essere esaustivo o completo in qualsivoglia maniera (da qualunque angolo tu lo guardi, no, non lo è e non ci vuole nemmeno provare).
Inoltre, questo post non tratterà di religioni (mi rendo conto che l'incipit possa risultare ingannevole), o perlomeno non entrerà nel merito di alcuna religione in particolare.

Questo è un (relativamente breve) post sul Senso della Vita.
(Bisogna sempre mirare alto con i claim; così mi sembra già piuttosto in alto.)

Se non hai alzato gli occhi al cielo (a proposito...) e cliccato sulla X per chiudere la pagina (ma se avevi gli occhi al cielo..? che mira hai?), ciao Lettore Coraggioso (o Indicibilmente Annoiato).
Parliamone.

Del fatto che non fosse Dio (un dio? una dea? degli dei? sostituisci a piacere) ad aver creato l'uomo, ma l'uomo ad aver creato Dio, ero arrivata a convincermi tempo addietro. Se stai leggendo, forse un pensierino ce l'hai fatto anche tu.
Da brava cialtrona che non ha nemmeno letto per intero le opere che cita (...altrimenti sarei qui a scrivere su Blogger?), non ho fatto ricerche esaurienti in tema ma ho l'impressione che uno dei principali bisogni a cui risponde la creazione di un Creatore (pun actually intended) e della relativa religione di contorno sia la necessità di poter sperare, prima o poi, di essere felici. L'ho messa giù un po' sbrigativa, ma il concetto di fondo c'è.

E dunque oggi, facendo le scale di casa, ho maturato una sorta di pensiero al riguardo (insomma, è stata un'elevazione sia fisica sia spirituale -- sono in effetti molti piani). Cercherò di mettere in fila le parole nel modo meno raffazzonato possibile. Sii comprensivo/a.

Del quando essere felici

La maggior parte delle religioni promette un posto/tempo, al di fuori dell'esperienza del reale, in cui si realizza la più completa felicità, o assenza di sofferenza. E qui sta la speranza dell'uomo di essere (prima o poi) felice. Noterai che tra "uomo" e "felice" continua a frapporsi un "prima o poi". Non è lì per generazione spontanea. Ce lo mettiamo noi.
Ce lo mettiamo a causa della convinzione di non poter essere felici ora. Tipo qui, proprio adesso (che tu sia seduto sul cesso o svaccato sul divano, o ciondolante nella metro). Ci sembra sempre che debba esserci qualcosa/qualcuno che...
   Opzione A: ...piomberà nella nostra vita a farci felici. Così facendo, è come se urlassimo continuamente "Next!", presi dalla smania di vedere se arriverà qualcosa/qualcuno di veramente figo. Ignorando cosa c'è ora. Ma a forza di scrutare l'orizzonte, non hai poi la più pallida idea di dove tu sei.
   Opzione B: ...ci ha fatto stare bene in passato, ma ora purtroppo non c'è più, ed è tanto più piacevole macerarsi nel ricordo, in un continuo replay di scene consumate nella propria testa. Le cosiddette seghe mentali, tristi o esaltanti, ma sempre una fugace soddisfazione della mente. Ma.. tu guideresti girato indietro? Nel migliore dei casi (ma se proprio ti va di culo) sei fermo perché, rapito dalle tue fantasie, hai anche dimenticato di inserire la chiave. E comunque, non hai la più pallida idea di dove sei e dove stai andando.

Del come essere felici

Questa è probabilmente una sezione al contempo più utile e meno interessante della precedente.
Perché sia più utile, si capisce da sé (no?).
Tuttavia, la maggior parte delle persone ha sviluppato nel tempo una propria idea di come essere felice. E siccome non sono detentrice di Verità Assoluta (..perché, esiste?), potrebbe sembrare che questa sezione non rivesta interesse alcuno. Ma tant'è. Io la scrivo lo stesso. Poi fai tu.

L'invito a distaccarsi dalle cose materiali e la condanna di certi comportamenti di attaccamento morboso (alla pecunia, al sesso, all'immagine di sé...) sono comuni a varie religioni. Ma al di là della dimensione morale ed etica, non occorre grande spirito di osservazione per notare che l'attaccamento (e quindi l'estensione della propria identità) a cose/persone al di fuori di sé genera invariabilmente infelicità. Funziona così: più è esteso (ipertrofico) il tuo io (e comprende cose irrinunciabili come la tua macchina, il tuo lavoro, il tuo partner, il tuo iPhone "che guai a chi te li tocca"), più diventa un bersaglio facile da colpire. Vai a toccare l'identità di una persona (o quella che crede essere la sua identità), e la farai soffrire. Dunque ciò che sul momento dà piacere, nel medio-lungo termine porta assuefazione, dipendenza, aspettative. Insomma, sofferenza.
Coltivare un sano distacco (non superiorità, non indifferenza, non schifo, ma neutro e leggero distacco) libera da questi circoli viziosi. Ecco, e qui entra in gioco la libertà. Non starò ad approfondire il rapporto tra libertà/felicità propria e libertà/felicità altrui, e dove si ferma una per permettere l'altra, perché sarebbe una digressione troppo lunga e sono sicura che è una riflessione che avrai già fatto.

Del delegare la felicità

Libertà e felicità sono dunque alla portata di chiunque. Beh, coerentemente al contesto in cui si vive, chiaro. Ma ho buone ragioni per pensare che il mio Lettore Coraggioso (che non esito a ribattezzare Lettore Immaginario, data la aleatorietà della sua esistenza) non si trovi nel mezzo di una carestia o di una guerra civile.
Tuttavia, l'uomo sembra aver sempre avuto bisogno di delegare la propria felicità e la propria libertà a chi meglio di lui è in grado di realizzarle (ma chi, meglio di lui?). Una delle scelte più gettonate è appunto il divino, che per via di quella certa difficoltà nel raccogliere prove empiriche riguardo alla sua natura, si presta a interpretazioni di ogni genere, a seconda delle sensibilità, delle culture e delle tradizioni (e delle necessità).
E' purtroppo frustrante e infruttuoso delegare a divinità o a cose/persone/eventi passati o futuri la propria felicità e libertà. Quante attese inutili, aspettative disattese. Delusioni.
Non c'è nulla da cercare, e nessuno verrà a salvarti dalla tua vita. Basta smettere di scappare dalla realtà di questo istante per accorgersi che, proprio qui e ora, c'è già tutto. Facci caso.

Conclusioni

Dopo questo bel pippolone sui massimi sistemi, so che la domanda sorge spontanea.
- Sì. Okay. Ma quindi tu sei felice?
Perlopiù.
Quando mi ricordo di esserlo.


6 maggio 2016

Don't look back in anger

You don't have to be right.
It doesn't have to be perfect.
You regret what you did. You regret what you said.
There are things you wish you didn't do.
But guess what?
This is always going to happen.
Things looked okay when you did them the way you did.
Things sounded fine when you said them, the way you said them.
There's a time for everything.
These very words are going to sound extremely stupid sometime in the future.

But that's okay.
Forget about it.

Track #1: https://www.youtube.com/watch?v=r8OipmKFDeM
Track #2: https://www.youtube.com/watch?v=qb1boy6x1vo

3 maggio 2016

"tomorrow I don't know"

Sono uscita troppo tardi dal lavoro.
Ho preparato una sorpresa per uno sconosciuto.
Ho imboccato vie che non avevo mai percorso. Mi sono persa, finché ho trovato una strada.
Ho ballato su una canzone improbabile.
Ho spinto avanti attraverso il vento.
Ho sfiorato un incidente.
Ho sorriso nel tramonto.
Rimangono ancora un'ora e quarantaquattro minuti.
Domani si ricomincia da capo, ma tutto diverso.

Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=i9LOFXwPwC4

12 aprile 2016

Inutile piangere sulle cipolle tagliate

Da settimane ormai mi sfinisco giorno dopo giorno. Mi accanisco. Attacco la settimana al weekend alla settimana al giorno dopo al giorno dopo al giorno dopo. Dormo troppo poco. Mi aspetto un'esperienza extracorporea da un momento all'altro. O di camminare per errore in un fight club. O entrambe le opzioni, che potrebbero formare una combo favorevole o non auspicabile a seconda dell'ordine di accadimento.
Stasera vediamo di tirare un po' il freno. Una serata romantica con me. Cià.

Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=TOwEr4UaqzM

2 aprile 2016

Out of lack

Sono una persona fortunata, circondata di persone fortunate. Quasi tutte infelici.
Non gravemente infelici. Sottilmente, ma irrimediabilmente insoddisfatte.
Piccole nevrosi attraversano e guidano i nostri pensieri, i nostri discorsi.
Piccole nevrosi che corrono su se stesse come cricetini nella propria ruota, e più corrono e più si alimentano. Maledetti cricetini Duracell.
Siamo fortunati perché abbiamo tutto quello che ci serve, gran parte del quale non ci serve. Letteralmente, siamo asserviti a esigenze indotte, bulimici di stimoli. Logorati dal desiderio di essere altrove, a rivivere un momento di gloria del passato, ad assaporare quell'evento futuro che non vediamo l'ora di vivere. Costantemente tesi verso quello che era, sarà, o non sarà mai. Ma che non è.

L'unico sollievo mi arriva dall'assenza. Dal vuoto. Il silenzio quando torno a casa e resisto alla tentazione di accendere la tv o la musica per riempire gli spazi, dentro e fuori di me. Ma se mi ci affaccio... if you gaze long into an abyss, the abyss also gazes into you. Herr Nietzsche, mi permetta di strumentalizzare e ribaltare il significato delle sue parole -- non lo sente il sollievo? la pace? Niente ha più importanza, non sei un delicato e irripetibile fiocco di neve -- un delicato e complicatissimo fiocco di neve dall'identità ipertrofica. Sei tassello di un tutto che in superficie è in continuo, fluido rimescolamento, e che a un livello più profondo è calmo e infinito. Sei un granello di sabbia nella corrente, che si confonderà milioni di volte con miliardi di altri granelli. E poi sarai il primo pesce di passaggio le cui branchie filtreranno il granello di sabbia, e sarai il secondo pesce di passaggio, che mangerà il primo. Non importa cosa pensi di possedere, o di controllare.

L'assenza di aspettative, di desideri, di pensieri. E finalmente trovo quel che ho smesso di cercare, ottengo quello di cui ormai non mi faccio più nulla. Sfiorando tutto senza mai afferrare, lasciandomi attraversare senza mai trattenere.
 
"E poi è successo qualcosa, mi lasciai andare perduto nell'oblio... oscuro, silenzioso, completo. Trovai la libertà"



15 marzo 2016

Fake it til you make it


per la rubrica Fingersi Sci-Alpinisti
ignorando ostinatamente
quel minuscolo
dettaglio.

Che non sai sciare. 

https://www.youtube.com/watch?v=aHjpOzsQ9YI



26 gennaio 2016

Life as a videogame

Ci sono esperienze nella vita che vorresti skippare.
Next!
...Ah, non si può?
Oh.
Sempre più spesso mi sembra che nella vita funzioni come nei videogiochi: per andare avanti devi passare di livello. A volte è un piccolo sforzo. A volte basta una dritta da chi è già al livello 89. Ma certe volte proprio non ce n'è. Allora ci metti tanta buona volontà, e fallisci miseramente come un piccolo Charlie Brown. E allora, dici, vaffanculo, sai che c'è? Me ne frego dei livelli! Ecco. Sbonk! Altra testata, nulla di fatto.
Cambi strategia: non ti piace il tuo lavoro? Cambio lavoro. Non ti soddisfa il tuo compagno? Cambi compagno. Cambi taglio, taglia, città, nazione, vita. Ecco, però quella non cambia. Perché poi scopri che, dopo aver spaziato geograficamente e socialmente, visto paesaggi diversi, personaggi diversi, ti trovi a un'altra latitudine, sì, ma sempre del livello 3. Non è la vita che è a livelli, sei tu. Dovunque vada, con chiunque ti accompagni, non sfuggi alla tua presenza. Al tuo livello 3.
Personalmente, mi sono fatta un'idea al riguardo. Non passi al livello successivo finché non impari quel che c'è da imparare al tuo livello. E' la regola, anche nei videogiochi. C'è chi aspetta per decenni che il livello "finisca" e arrivi il successivo. Il guaio è che ci si può rimanere incastrati in eterno.

Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=99ZYIECx1Vw


19 gennaio 2016

Memento

Through the raging storm
one step after another
one breath after another
keep the spark alive
no questions
no answers
things will come when they stop mattering.

Your maimed soul can heal
your mind can find peace
you're where you need to be.

Enjoy the ride.

18 gennaio 2016

Keep on smilin'

Il vento gelido che taglia la faccia, i chilometri a piedi, e poi ti volti per attraversare la strada e sbam, le alpi bianche e rosa all'alba, all'orizzonte. Le mie mattine. Quelle mattine, tutte, che partono con la marcia alta ma l'umore anche. Gli occhi umidi per il freddo, le solite facce che mi camminano incontro alla solita ora. Da giorni manco la coincidenza con Miguel Bosé in bicicletta. Chissà se ha cambiato orario. O se pedala più veloce.

Poi, come in un climax che prelude alla mia giornata, il traffico si fa più frenetico, le persone si moltiplicano. Due occhi mi cercano nella folla. Eccolo, il mio eroe. Tutto avviluppato nei suoi strati anti-freddo, l'uomo che vende i quotidiani. Si illumina in un sorrisone. Ciao, mi dice, buona giornata! Lo saluto e, mentre mi allontano, mi fa ciao con la mano. Come tutte le mattine. E così a tanti altri, in macchina o a piedi, che gli pagano un giornale al volo o che, come me, il giornale non l'hanno mai comprato. Lui saluta ciascuno con l'aria di chi è sinceramente contento di averti incrociato. Ogni mattina ne saluterà a decine, ma è come se ogni persona contasse.

Per un periodo, alcuni mesi fa, era sparito. Anche alcuni miei colleghi se ne erano accorti. Siamo stati in pensiero. Eravamo stati tentati di chiedere sue notizie al sostituto, come se potesse sapere qualcosa, quand'ecco che è ricomparso.

A lui va la mia gratitudine, per avere l'involontario dono di riportare ogni mattina le cose nella giusta prospettiva. Ma anche la mia ammirazione, per la sua capacità di ritagliarsi un angolino nel cuore e nella memoria delle persone.

Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=bOH_mioL3TU

13 gennaio 2016

Chiedo venia, molodoi chelovek

Sera, guido verso casa. E' orario di rientro dal lavoro: i veicoli procedono lenti, i tempi ai semafori si dilatano e la mia attenzione balzella qua e là. Davanti a me, un SUV di fascia alta dalla targa insolita. Guardo meglio: è russa.
La mia curiosità è catturata dalla scritta in cirillico che corre lungo il bordo inferiore:
Ауди Центр Восток
Divertita, ci provo.
Au...
Au..di. Ah già, certo, Audi.
Audi... Vostok.

Sempre più concentrata per il timore di non risolvere in tempo il rebus, mi allungo in avanti, scruto, sillabando lentamente.
Audi Tsentr, Vostok!
Il trionfo mi disegna in faccia un sorriso sornione e soddisfatto. Ora posso ripartire tranquilla.
E infatti il traffico riprende a scorrere.
Il SUV si porta subito a destra e accosta. Io passo oltre, poi con la coda dell'occhio vedo nel retrovisore che, appena lo supero, si reinserisce nel flusso.

Ora, sarebbe entusiasmante raccontare di un inseguimento al cardiopalmo ma no, sono arrivata fino a casa senza problemi. Il fatto è che non riuscivo a smettere di ridere.
Chiedo venia, molodoi chelovek.

10 gennaio 2016

Sogni alcolici

Sempre per la rubrica decluttering, fogli di vent'anni fa riemergono dalle sabbie del tempo.
Ricordo durante la mia infanzia come, senza Internet, naturalmente ci si arrangiasse. La musica si registrava dalla radio, quando passava. Tenevo sempre un'audiocassetta nel registratore, pronta, per ogni evenienza. Da qualche parte in casa ci sono cassette piene di vecchi pezzi che inevitabilmente partono... in medias res. Disponendo di un numero limitato di cassette, neanche a dirlo quelle poche erano sfruttate per molteplici registrazioni, così che ogni tanto, per errore, tra una canzone e l'altra spuntavano note casuali di una stratificazione precedente.

Ma uno dei miei divertimenti preferiti era carpire le parole delle canzoni inglesi. Ora la libido viene uccisa dagli utili quanto asettici siti di lyrics. Ricordo che mi mettevo alla scrivania, un foglio e una matita, con la serietà e l'emozione della prima stesura delle Tavole della Legge. Play, pause, [togli pause], stop. Rewind, stop, play. Stop. Rewind, play, rewind. Con l'aumentare della foga, ignoravo i tasti di pausa e mandavo impietosamente avanti e indietro il nastro, ancora e ancora, come in un terzo grado, a spremergli fuori le sue sillabe segrete. Ferventi trascrizioni.

Oggi me ne sono ritrovata tra le mani una. Erano gli anni di un pubescente e osannato DiCaprio e della sua romantica prima e ultima crociera. La mia trascrizione cominciava così:
Every night in my drinks 
I see you, I feel you...

8 gennaio 2016

Inside out

Lights go out
drop all pretence
soft touch
a jolt
a weak defence
it's choking hot
I fight and gasp
you got me under
I got you lost.

On the leather
on the wall
please stop creeping in my soul
no need to see
no need to talk
you already know me
inside out.

Take it slow
sweet little pain
tomorrow we'll be
strangers again
but now can we stay
lost and desperate
just a little longer
close your eyes
and let me be,
just a little longer.

Track #1: https://www.youtube.com/watch?v=Qq4j1LtCdww
Track #2: https://soundcloud.com/dubstep24com/zaheer-heart-in-chains

7 gennaio 2016

Ciao, sì, ho spostato il Natale

Ohssì.
Niente ma.
Quest'anno per me
non c'è stato Natale. Ora
non mi dire "Ma il Natale lo devi sentire
dentro di te".
Un cazzo proprio.
Non ho avuto nulla se non
una flebile parvenza di Natale. E quindi
ora si rimedia. Un po' come le assemblee di condominio:
la prima convocazione
è andata deserta. Ma io non intendo
rinunciare. Avrò il mio Natale duemilaequindici.
Chi vuoi che se ne accorga? Una deformazione spazio-temporale
piccina picciò. Si terrà quando sarò pronta, che secondo le mie previsioni sarà
intorno a inizio febbraio 2016. Sono ora in pieno avvento.
Fatti i regali
di rito, fatti
i vari auguri
a conoscenti
parenti e colleghi, ingollati i panettoni, ora mi rimane tutto il resto. Mi lascerò sorprendere. Voglio godermi le luci, i colori, le musiche, le serate in buona compagnia, gli abbracci che scaldano la stanza, le notti sveglia a guardare film, i biscotti appena sfornati, le coperte accoglienti, la neve che verrà. Perché verrà.

5 gennaio 2016

I commit

I commit to go all out. To push myself the furthest, and then just one more yard.
I commit to push until it hurts, and then to heal, to push some more.
I commit to rearrange life into intense beauty.

The only way out is through. And I'm going for the rough path.

3 gennaio 2016

Esterno notte

Amo viaggiare in auto di notte. L'asfalto lucido che restituisce scie di luci, il buio fonoassorbente tutt'intorno là fuori, le sensazioni amplificate, lo sguardo fisso sulla strada: non esiste altro al di fuori delle strisce bianche e della musica che esce dallo stereo. Un corpo solo, lanciato in velocità sulla sua scatoletta, senza necessità alcuna di sostenere una conversazione.
Pensieri nudi e ruvidi nell'abitacolo vuoto.

Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=6Sdu56gquJE

To my mind

You're but a tool.
You're but a toy.
I can unplug you to my pleasing. You won't have me.
There's so much more to me, to life, than you.

Thank you for these long years of faithful service and untrustworthy advising.
Now go get lost.

Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=aAtlBM9iK_U

2 gennaio 2016

Pensieri random #1

E' la fragilità a renderci umani,
è la gioia a renderci divini,
è la spontaneità a renderci eterni.