29 dicembre 2015

Decluttering

Fare un gran riordino, trovare dei bigliettini intra-lezioni risalenti alla prima media e, dopo un iniziale moto d'affetto, scoprire di essere stata una ragazzina mediocre e meschina.

[Edit: il lato positivo è che ho trovato anche le palline rimbalzine very vintage direttamente dagli anni '90]

26 dicembre 2015

Til curtains fall

Una volta c'erano sogni, insicurezze, notti in cui si dimenticava che c'è un domani, risate da battute idiote, emozione di quella che ce n'è così tanta e così forte che oddio tutta non la puoi contenere, e sei così felice ed è tutto così perfetto che non riesci a fare nient'altro che lasciar rotolare le lacrime e pensare che potresti anche morire domani.

Poi hai avuto qualche incidente con la vita. Quando ci siamo rivisti, è cominciata una danza di maschere. Un alternarsi di dettagli estranei a cui non impedivi di mostrarsi, e di dettagli familiari sapientemente nascosti. Mi è tuttora quasi impossibile capire quanto di questi ultimi è uno scorcio veritiero sfuggito durante un cambio di maschere, e quanto è artificiosamente ricreato per motivi di coerenza scenica. Ma non mi importa. Accetto il patto di sospensione dell'incredulità. Accetto che in questa nuova realtà l'interazione tra noi segua delle regole a sé. Ti reggo il paravento dietro il quale potrai prepararti per la prossima interpretazione, e giuro di non sbirciare tra i pannelli.

Non credere che non stia aspettando lo svelamento finale. Quello durante il quale infrangi la quarta parete, lasci cadere i panni di scena e scendi a sederti sulla poltroncina accanto alla mia, a mostrarmi il trucco, come un prestigiatore alla fine del numero, a raccontarmi quanto ti sono stati cari e indispensabili i tuoi personaggi.

Intanto rimarrò seduta, atto dopo atto, intervallo dopo intervallo (vescica permettendo), fino alla fine avvolta nel buio, a fingere di credere che stia recitando soltanto per me.

Track #1: https://www.youtube.com/watch?v=nCkpzqqog4k
Track #2: https://www.youtube.com/watch?v=yFAnn2j4iB0


24 dicembre 2015

Post contro-verso

Disclaimer I. Ciao. Non ci conosciamo, ma onde evitare di farmi prendere in antipatia prima ancora che abbiamo interagito, ti invito a sentirti libero/a di saltare a piè pari questo post se anche tu hai orgogliosamente fatto del motto "je suis Charlie" una bandiera di democrazia, solidarietà, libertà d'espressione. O se senti di avere una sensibilità ai temi politici facilmente eccitabile. O se ti sei svegliato storto e con una gran voglia di trollare in giro per il web su argomenti delicati.

Disclaimer II. Propongo qui di seguito una piccola riflessione che risale al 7 gennaio 2015. Si tratta di opinioni personali, che sono per natura soggettive ed opinabili. Alla luce dei più recenti attentati del 13 novembre, queste righe potranno risultare ulteriormente odiose. Mi scuso se qualcosa poteva essere espresso con più tatto, precisione, o poteva non essere espresso affatto.

Disclaimer III. Non è mio interesse battermi in questa sede per idee politiche. Non è certamente il mio ramo di expertise. Quel che mi interessa è il risvolto socio-antropologico della questione.*


Stamattina la Francia è stata scossa da un attentato terroristico. E' solo l'ultimo di una serie che ha interessato l'Occidente (America, Europa), ma sembra distinguersi per il sapore marcatamente punitivo. Dodici morti, quattro feriti gravi, l'obiettivo principale è stata la sede parigina della redazione del periodico satirico Charlie Hebdo. L'Occidente si preoccupa, l'UE medita misure da adottare, la Francia intera si stringe intorno alle famiglie delle vittime, ma soprattutto intorno al ruolo simbolico del giornale. Si leva alto il grido di "liberté" dall'evoluta democrazia europea, indignata e vestita a lutto.
La mia riflessione stride notevolmente nel coro di sostegno generale alla Francia e alla rivista satirica. Premessa indispensabile è che mi unisco, questo sì, alle voci di condanna che considerano questo gesto un feroce atto criminale. Per quelli che sono i miei valori, ritengo che difficilmente si possa giustificare l'uccisione di un essere umano. Sgombrato il campo, per quanto possibile, da sgradevoli malintesi, mi è arduo trattenere alcune considerazioni personali.
Nei mezzi d'informazione e nell'opinione pubblica si è subito fatto un gran parlare di libertà di espressione e di satira. La satira, ho sentito affermare da molti commentatori, per sua natura non conosce limiti. Qualcuno, senza troppo sforzo, si è spinto oltre: è indegno e anti-democratico pensare di poter censurare la satira. Non è forse vero che ogni voce ha diritto d'espressione? (ma se è così, perché abbiamo fortemente voluto istituire il reato di apologia di fascismo? perché sanzionare la diffamazione?) Mentre scrivo, in Francia sono in corso manifestazioni di solidarietà a Charlie Hebdo sotto il motto di "Je suis Charlie".
Ora, l'idea di combattere (metaforicamente) per garantire diritto d'espressione anche -- e soprattutto -- a quelle opinioni minoritarie, quelle che talvolta possono suonare poco ortodosse, mi sembra una nobile iniziativa. Tuttavia c'è qualcosa che mi disturba. La libertà che conosco io, quella a cui inneggiano le democrazie occidentali (un'accoppiata di parole che trovo, personalmente, al limite dell'offensivo e del colonialista), è la libertà di tutti. E perché tutti ne possano godere, occorre rispetto. Limito la mia libertà per garantire la tua. [...]
A qualcuno sembrerà paradossale che per garantire a tutti "libertà" occorra imporsi dei confini. Molto sta nel valore che si dà al termine stesso -- liberta da cosa? Dalle restrizioni? Dagli obblighi? Dai compromessi? Dal dolore?
Io posso capire facilmente cosa porta molti ad affermare che la satira non debba essere imbrigliata in alcun modo. Ma, sulla base delle mie personali premesse, mi è inevitabile concludere che la satira non sia veicolo di democrazia. [...] Lo spirito dissacrante che Charlie Hebdo aveva eretto a propria bandiera non si è mai fermato di fronte a nulla, tantomeno di fronte alle religioni. Questo è visto come pieno esercizio del diritto d'espressione. Ma davvero ciascuno può arrogarsi il diritto di ferire deliberatamente la sensibilità altrui, di profanare verbalmente quanto una persona può avere di più sacro e intimo -- il proprio credo, i  propri valori? E' davvero tutto sacrificabile sull'altare della libertà?
Naturalmente tanti saranno i motivi reali di questo attentato, e forse, come spesso accade, saranno tutto fuorché ideologici. Nella mia scala di valori, nessuno di questi legittima la carneficina che ha avuto luogo. Ma quali valori professava Charlie Hebdo? Per me la vita e sacra e inviolabile. Ma come si collocano coloro che in nome della libertà si rifiutano di riconoscere e rispettare qualunque sacralità? Qual è il limite oltre al quale si deve smettere di ridere? Si può ridere della morte? Si può fare satira sulle vittime di un attentato terroristico?
Un ultimo spunto, un richiamo spontaneo, che mi emerge alla memoria da Il nome della rosa.
"Ma se qualcuno un giorno, agitando le parole del Filosofo, e quindi parlando da filosofo, portasse l'arte del riso a condizione di arma sottile, se alla retorica della convinzione si sostituisse la retorica dell'irrisione, se alla topica della paziente e salvifica costruzione delle immagini della redenzione si sostituisse la topica dell'impaziente decostruzione e dello stravolgimento di tutte le immagini più sante e venerabili -- oh, quel giorno anche tu e tutta la tua sapienza, Guglielmo, ne sareste travolti!"
"Tu sei il diavolo" disse allora Guglielmo. "[...] ti hanno mentito. Il diavolo non è il principe della materia, il diavolo è l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio."
[...] Jorge temeva il secondo libro di Aristotele perché esso forse insegnava davvero a deformare il volto di ogni verità, affinché non diventassimo schiavi dei nostri fantasmi. Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, di far ridere la verità, perché l'unica verità è imparare a liberarci della passione insana per la verità."
***
"E voi," dissi con infantile impertinenza, "non commettete mai errori?"
"Spesso," rispose. "Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno."

Forse abbiamo solo tutti bisogno di fare un bagno di umiltà. E di dubbio.

_______
*Ma poi, a che pro tutte queste premesse? Si sa che i post seri e insopportabilmente lunghi non li vuole leggere nessuno.


23 dicembre 2015

Morning blues

E' una malinconia ruvida e dolce, quella che stamattina mi ha accompagnato nel tragitto fino al lavoro.
Una malinconia scelta, voluta, accolta. Si fa presto a dire "non riesco a essere felice", "non posso fare a meno di pensarci". Avrei potuto eccome, ma non ho voluto. Ho voluto invece rendere giustizia a una vulnerabilità che non deve essere motivo di vergogna, perché è dignità e coraggio.

When you are prepared to surrender what's dearest to you, you have nothing else to fear.


21 dicembre 2015

Grey skies

(a.k.a.: il bollettino meteo)

Cieli grigi mi grattano l'anima,
gridano noia,
sputano polvere.
Sogno grondaie gorgoglianti,
gocce pesanti
ad accarezzare l'asfalto
grigio
grezzo
rotto.



Non mi piaci

Non mi piaci.
Non ho dubbi, è un sentimento piuttosto netto, di quelli con i bordi a pennarello nero. Mi dispiace, mi dispiaci.
Non fraintendermi, non ti odio. Ci mancherebbe. E' più un sottile fastidio che mi solletica la bocca del piloro quando ti manifesti in tutta la tua esuberanza. Lo vedi da come ti evito. Tu, così affettuosa e amichevole con tutti. Non prendertela, non mi piaci.
Ma poi che ti importa, di piacere a me.
E invece ti importa tantissimo. Chissà poi perché. E più ti impegni, più divento insofferente.
Tu, con la tua maschera di solare spontaneità a celare quel che ti manca. Non sono capace a stare da sola, mi dicesti. Forse prima o poi sarò una persona migliore, più illuminata e accogliente, e tornerò a guardarti con tenerezza.
Ma ora, giuro, non ti invidio.


20 dicembre 2015

Beyond good and evil

Beyond good and evil
lies a place
where everything is
and nothing is not,
where time is but a tale
and mind has slowed its pace.

Things feel real
chains wear off
just lose yourself
and gain the world.


19 dicembre 2015

Di sconti e adozioni

Oggi ero in giro per un paio di acquisti.
Senza ben sapere perché, imbocco l'entrata di un negozio di casalinghi in svendita. Passeggio distrattamente, mi fermo davanti a una piccola torre di confezioni di bicchieri di buona marca a prezzo fortemente ribassato. Belli basici, solidi. Belli. Una signora di fianco a me richiama l'attenzione del commesso: "Scusi... Mi scusi, ma questo bicchiere è storto", porge il bicchiere che era in esposizione. Effettivamente il vetro presentava qualche gobbetta qua e là.
"Signora, per questo sono in sconto. Il materiale è perfettamente integro, non taglia, vede? Sono difetti di fabbricazione di questo lotto. D'altronde, sei bicchieri a questo prezzo..."
La signora, perplessa, si allontana.
Apro un cartone: dentro, sei bicchieri dal bordo leggermente irregolare mi guardano con aspettativa. Per un attimo, la mia mente è attraversata dall'immagine di una schiera di bicchieri perfetti, infallibilmente uguali tra di loro, dai raffinati bordi sottili, uscire da un'asettica linea di produzione, pronti per essere confezionati. In un moto d'orgoglio, ho rancato su due scatole dalla pila che avevo davanti e mi sono diretta alla cassa, pensando che non avrei potuto desiderare nulla di diverso.

18 dicembre 2015

Pensieri random di un anno fa

[...] Camminando, la mia mente trova agio e ristoro in scie di pensieri che poco hanno a che fare con la realtà contingente.
E' questo, inoltre, un periodo della mia vita in cui anelo ad arricchire il mio bagaglio di conoscenza e competenze. Capita così che tale desiderio sia stato indirizzato anche, con una più che discreta dose di superficialità e incoscienza, verso la meccanica quantistica. Urge qui una precisazione: è una vergogna che mi sia concesso riempirmi la bocca di parole come "meccanica quantistica", soprattutto alla luce della mia incapacità anche soltanto di spiegarne con proprietà di linguaggio i principii di base. E' ormai molto diffuso un approccio semplicistico alla materia, un approccio che strizza l'occhio a correnti "new age" (come si definivano una volta) e para/pseudo-scientifiche. Non mi fregio di avere un approccio tanto diverso né tanto più dignitoso in termini scientifici, se non per l'umiltà forse di chiamare queste mie riflessioni con il loro nome -- fantasie.
Espletata la doverosa premessa, mi è finalmente possibile salpare verso conclusioni azzardate, con la coscienza libera dalla zavorra della consapevolezza.
Riflettevo dunque oggi su quella curiosa e ricorrente circostanza per la quale non importa con quanta fondatezza di argomenti si formuli una previsione, anche delle più semplici; essa raramente si realizzerà in quegli stessi termini. Molto spesso mi è capitato di temere che una determinata situazione portasse a un particolare spiacevole sviluppo. Ma una volta che la mia mente era preparata ad affrontare l'eventualità che pareva prospettarmisi, una volta vagliate con perizia da consumato stratega le opzioni di difesa o di onorevole ritirata, una volta escogitato il modo per limitare i danni... nulla.
Un'altra eventualità, diversa, inaspettata e spesso molto più fantasiosa, prendeva corpo.
Cogliendomi impreparata, ça va sans dire.
Mi ha sempre affascinato come il prepararsi psicologicamente e mentalmente a una situazione ipotetica sembri stroncare le sue probabilità di concretizzarsi. Non nascondo che sul filo di questa teoria ho spesso tentato di scongiurare volontariamente il verificarsi di un evento non desiderato. Insomma, quasi un rito di superstizione.
Il fatto è che se realmente, realmente, ci si prepara a un'eventualità, per quanto sgradevole, si arriva ad accettare che possa verificarsi, annullando così l'importanza che essa si realizzi o meno. E' assurdo pensarlo, ma sembra ingannevolmente vicino a una relazione causa-effetto. [Edit: E' come se a quel punto l'eventualità fosse già stata percorsa, e alla sua realizzazione effettiva non interessasse più compiersi.]
Oggi per la prima volta ho accostato questo fenomeno al concetto di osservatore (e alle conseguenze dell'osservazione) nella meccanica quantistica [edit: ed ecco che si ritorna sui vaneggiamenti indegni]. Detto con grande approssimazione, l'osservazione pare inibire. Cosa, è difficile a spiegarsi. Per me, in questa sede, almeno. Ma sicuramente altera le probabilità che un dato evento si verifichi - questa è scienza. Forse osservare gli eventi in potenza ne inibisce la realizzazione.
[...]

Who are you

when nobody's watching?


Ode to what I never had

Free from the lace of affection,
free from the cramps of fear,
I gratefully cherish
all things I did not have
and never will,
all things lost
beyond retrieval --

for what I never had
I'll never lose;
for what I never had
I loved the most.


White noise

Everything's already been written
everything's already been said
everything's already been heard.

This short-lived blog is meant to be just white noise.