18 dicembre 2015

Pensieri random di un anno fa

[...] Camminando, la mia mente trova agio e ristoro in scie di pensieri che poco hanno a che fare con la realtà contingente.
E' questo, inoltre, un periodo della mia vita in cui anelo ad arricchire il mio bagaglio di conoscenza e competenze. Capita così che tale desiderio sia stato indirizzato anche, con una più che discreta dose di superficialità e incoscienza, verso la meccanica quantistica. Urge qui una precisazione: è una vergogna che mi sia concesso riempirmi la bocca di parole come "meccanica quantistica", soprattutto alla luce della mia incapacità anche soltanto di spiegarne con proprietà di linguaggio i principii di base. E' ormai molto diffuso un approccio semplicistico alla materia, un approccio che strizza l'occhio a correnti "new age" (come si definivano una volta) e para/pseudo-scientifiche. Non mi fregio di avere un approccio tanto diverso né tanto più dignitoso in termini scientifici, se non per l'umiltà forse di chiamare queste mie riflessioni con il loro nome -- fantasie.
Espletata la doverosa premessa, mi è finalmente possibile salpare verso conclusioni azzardate, con la coscienza libera dalla zavorra della consapevolezza.
Riflettevo dunque oggi su quella curiosa e ricorrente circostanza per la quale non importa con quanta fondatezza di argomenti si formuli una previsione, anche delle più semplici; essa raramente si realizzerà in quegli stessi termini. Molto spesso mi è capitato di temere che una determinata situazione portasse a un particolare spiacevole sviluppo. Ma una volta che la mia mente era preparata ad affrontare l'eventualità che pareva prospettarmisi, una volta vagliate con perizia da consumato stratega le opzioni di difesa o di onorevole ritirata, una volta escogitato il modo per limitare i danni... nulla.
Un'altra eventualità, diversa, inaspettata e spesso molto più fantasiosa, prendeva corpo.
Cogliendomi impreparata, ça va sans dire.
Mi ha sempre affascinato come il prepararsi psicologicamente e mentalmente a una situazione ipotetica sembri stroncare le sue probabilità di concretizzarsi. Non nascondo che sul filo di questa teoria ho spesso tentato di scongiurare volontariamente il verificarsi di un evento non desiderato. Insomma, quasi un rito di superstizione.
Il fatto è che se realmente, realmente, ci si prepara a un'eventualità, per quanto sgradevole, si arriva ad accettare che possa verificarsi, annullando così l'importanza che essa si realizzi o meno. E' assurdo pensarlo, ma sembra ingannevolmente vicino a una relazione causa-effetto. [Edit: E' come se a quel punto l'eventualità fosse già stata percorsa, e alla sua realizzazione effettiva non interessasse più compiersi.]
Oggi per la prima volta ho accostato questo fenomeno al concetto di osservatore (e alle conseguenze dell'osservazione) nella meccanica quantistica [edit: ed ecco che si ritorna sui vaneggiamenti indegni]. Detto con grande approssimazione, l'osservazione pare inibire. Cosa, è difficile a spiegarsi. Per me, in questa sede, almeno. Ma sicuramente altera le probabilità che un dato evento si verifichi - questa è scienza. Forse osservare gli eventi in potenza ne inibisce la realizzazione.
[...]

Nessun commento:

Posta un commento

Speak your mind